Playing the waiting game
La divinità raffigurata è presente sia nella mitologia greca che in quella romana con i nomi di: “Demetra” per i greci e “Cerere” per i romani. Per la mitologia romana è madre di Proserpina e figlia di Saturno e Opi. Per quella greca è madre di Persefone e figlia di Crono e Rea. Più o meno in entrambe e mitologie è la dea dei raccolti e della fertilità e artefice delle stagioni . Cerere ha questa interessante caratteristica che mi ha in qualche modo ispirato il titolo: Si credeva che vivesse 6 mesi in terra, portando con se la stagione fertile, dei raccolti, delle nascite e del bel tempo. Gi altri 6 mesi li passava nell’Ade, dove si rigenerava, portando con se le sementi per la stagione successiva. Si può immaginare queste due fasi come quella della luce e quella dell’ombra, intendendo l’oscurità anche come riposo e rigenerazione. La statua da me fotografata si trova in una zona di passaggio, con a sinistra la luce e a destra l’ombra. Il suo sguardo è rivolto all’oscurità, ma non sappiamo se vi sta andando o arrivando. L’incarto di plastica ai suoi piedi, può essere stato appena tolto o essere pronto per essere usato. Lei si trova dunque in un momento di passaggio, ma anche di stasi. “playing the waiting game“ è un modo di dire ingelse per dire “temporeggiare”. Da qui il titolo che nelle mie intenzioni lascia allo spettatore la libertà di interpretare, ma potrebbe anche suggerire la possibilità di un ripensamento, in entrambi le direzioni, con uno sconvolgimento del ciclo delle stagioni e di conseguenza un cambio climatico, un po come quello che percepiamo avvenire in questa epoca.

Thanks to Alexandra Van Der Sande